[VIDEO] Contactlab Marketing Cloud e Fresh Relevance: personalizzazione dinamica dei contenuti basata sui dati

In occasione della Contactlab Conference 2018 abbiamo intervistato Tom Smith, Co-founder & CRO di Fresh Relevance.

Ci ha raccontato che tra i benefici che rendono vantaggiosa l’integrazione tra Contactlab e Fresh Relevance vi è la possibilità di raccogliere i dettagli degli acquisti effettuati dai clienti in negozio e di inserirli in real-time all’interno del profilo unico di ogni contatto nel modulo Hub, avere a disposizione dati sempre aggiornati e integrati e spedire comunicazioni e offerte altamente personalizzate.

Grazie alla visualizzazione unica del cliente, arricchita con molte informazioni reperibili dal comportamento online e offline, le aziende potranno quindi potenziare le attività di marketing sui diversi canali di contatto.

Continua a leggere

Webhook per Flow: una chiamata a supporto dell’integrazione con i tuoi sistemi

Da giovedì 18 ottobre, è possibile inserire un’azione webhook durante la creazione dei tuoi customer journey con il modulo Flow.

La piattaforma Contactlab Marketing Cloud si arricchisce di un’importante novità che le permette di estendere ulteriormente le proprie funzionalità e i propri ambiti di applicazione.

Integrandosi semplicemente con i tuoi sistemi, aggiunge nuove potenzialità che le permettono di raggiungere prestazioni tali da garantire campagne marketing di livello superiore.

Come funzionano i webhooks? I webhooks sono notifiche HTTP di un evento registrato su una piattaforma, a un sistema esterno. Facilitano quindi lo scambio di informazioni e consentono alla piattaforma Contactlab di interagire più facilmente e velocemente con le tue differenti applicazioni:

  • le informazioni inviate da Flow hanno una struttura standard così da poter essere immediatamente colte dal sistema esterno
  • l’URL della chiamata è inserito in un campo apposito direttamente sull’interfaccia di Flow al momento della creazione del journey e dell’azione: non è quindi richiesto alcun intervento a Contactlab ma puoi procedere autonomamente.

 

Un esempio di come utilizzare un webhook

Se un cliente conclude un ordine, probabilmente sarà importante che questa informazione venga immediatamente passata al vostro sistema di gestione del magazzino in modo che si possa attivare la preparazione della merce e la spedizione.

Ecco, di questo se ne può occupare un webhook, in tempo reale e automaticamente: costruisci il journey e Flow penserà a tutto. Nel momento in cui il cliente acquista un prodotto, la piattaforma Contactlab comunica al sistema esterno il dato e il nuovo processo può essere attivato.

 

 

Per qualsiasi ulteriore informazione, consulta la documentazione o contatta il nostro Servizio Clienti.

Continua a leggere

Non tutti i clienti che hanno smesso di acquistare, sono persi: crea campagne di re-engagement e riportali a bordo!

Obiettivo

Una situazione comune a molti brand è la presenza di clienti che con il tempo, tendono a diventare inattivi fino a smettere di acquistare, e spesso senza una vera e propria ragione.

Per l’azienda questo significa ovviamente una perdita importante soprattutto se moltiplicato per un numero significativo di contatti. Questi clienti potrebbero anche essere coloro che in passato acquistavano abitualmente, su cui si è investito, che sono entrati in contatto con il brand superando l’ostacolo iniziale della fiducia, e che piano piano si sono allontanati.

Tuttavia, qualsiasi sia il motivo, non tutti i contatti che risultano momentaneamente inattivi sono da considerarsi definitivamente clienti persi. Possono essere organizzate campagne specifiche di re-engagement nei loro confronti.

E la piattaforma di Marketing Cloud di Contactlab diventa un valido supporto per identificare il target corretto e attivare le iniziative opportune per riportarli a bordo.

Come ti può aiutare la piattaforma Contactlab Marketing Cloud?

  1. Attiva l’algoritmo CLV
  2. Crea il Customer Journey
  3. Individua i clienti inattivi e fai partire la campagna
  4. Misura i risultati 

 

  1. Attiva l’algoritmo per il calcolo del CLV

Con l’ausilio dell’algoritmo Customer Lifetime Value (conosciuto anche come CLV) attivabile nel modulo Data della Contactlab Marketing Cloud dai nostri Data Analyst, puoi individuare il cluster dei clienti inattivi o a rischio di diventarlo nel prossimo futuro e studiare delle iniziative per riconquistarli come ad esempio, inserirli in un customer journey o in un piano di comunicazione dedicato, rendendoli così protagonisti della tua campagna di re-engagement.

Ricorda: una volta conclusa l’attività di marketing è opportuno misurare i risultati, e quindi capire quanti clienti che risultavano inattivi, siano tornati a fare acquisti dalla partenza della campagna.

Ma procediamo con ordine.

Dopo aver effettuato l’accesso alla piattaforma e cliccato Data,  puoi visualizzare il catalogo di algoritmi a tua disposizione. Seleziona la scheda dell’algoritmo Customer Lifetime Value, verifica la frequenza di schedulazione ed eventualmente adattala alla tue esigenze, richiedendo l’attivazione dell’algoritmo al tuo referente Contactlab.

  1. Imposta il Customer Journey

Procedi ora con la creazione del flusso dell’automazione che il target, composto dai clienti precedentemente attivi e ora diventati inattivi, deve seguire.   

Seleziona l’opzione sorgente esterna e imposta la prima azione che può essere, per esempio, la prima email di nuovo contatto con il brand, in cui inviti i tuoi clienti a tornare a trovarti in store e per l’occasione, gli regali un buono sconto, ottenibile cliccando un link contenuto nella comunicazione stessa.

Nota: in questa fase è possibile richiamare direttamente i template creati in precedenza tramite PageBuilder oppure semplicemente inserire il template creato con un HTML editor esterno.

Crea poi uno step di controllo in cui effettui la prima distinzione tra coloro che cliccano il link dello sconto, e coloro che non hanno cliccato:

  • ai clienti che hanno cliccato, invia subito un messaggio di ringraziamento in cui alleghi lo sconto scaricabile e immediatamente utilizzabile. Inoltre, dopo aver impostato un blocco di attesa pari a una settimana, puoi mandare un reminder di invito in negozio a tutti coloro che hanno ricevuto il buono sconto
  • ai clienti che non hanno cliccato, qualche giorno dopo l’invio della prima email, imposti tramite uno step di attesa, la spedizione di una nuova email proponendo in modo diverso, lo stesso invito di tornare a trovarti. Imposta un blocco di fine per coloro che invece non aprono lo sconto proposto dopo una settimana dal secondo reminder.

Il Journey proposto è molto semplice, serve per condividere ancora di più le enormi potenzialità che la piattaforma Contactlab Marketing Cloud mette a disposizione abbinando la potenza dell’elaborazione di un algoritmo (CLV), la segmentazione avanzata su base anche comportamentale, la creazione di automazioni ad hoc e l’affidabilità di uno strumento di invio.

Si tratta di un esempio arricchibile a piacere.

  1. Crea il segmento degli inattivi e fai partire la campagna

A questo punto occorre individuare i clienti inattivi che devono essere dinamicamente inseriti nell’automazione precedentemente creata, man mano che avviene il cambio di cluster secondo i dati forniti dal CLV. Accedi a Plan e procedi alla creazione del segmento.

Ricorda: tutti gli algoritmi sono già ottimizzati per la tua industry grazie ai nostri Data Analyst, e i risultati sono automaticamente disponibili in Plan per attività di segmentazione.

Quindi: crea una nuova regola di insights personalizzata e seleziona come algoritmo il Customer Lifetime Value. Imposta poi il Cluster di spesa attuale uguale a Inactive e poni la condizione che siano persone che hanno effettuato un acquisto negli anni precedenti. Concludi poi la creazione del segmento.

Nota: il periodo temporale di riferimento dell’algoritmo, non è impostato manualmente in fase di creazione dei segmenti, ma viene definito dal Data Analyst di Contactlab in fase di attivazione dell’algoritmo in Data. La tempistica media utilizzata è un anno ma può variare a seconda delle caratteristiche del mercato di riferimento.

Una volta creato il segmento scegli di usarlo in una Pianificazione. Nella voce Quando impostala come Ripetizione e inserisci l’arco temporale in cui vuoi che la tua campagna di re-engagement rimanga attiva, la data in cui deve iniziare e quella in cui deve terminare.

In questo modo, quando un contatto rispetterà le condizioni da te impostate, ovvero attualmente inattivo, ma che in precedenza comprava, entrerà in automatico a fare parte del journey da te in precedenza creato.

Nella sezione Azione imposta la condizione Invia Contatti a una Automazione e seleziona l’automazione corretta. In questo momento, il segmento da te individuato in Plan, diventa sorgente della tua automazione e puoi iniziare ufficialmente la tua campagna di re-engagement.

  1. Misura i risultati

E come dicevamo all’inizio di questo articolo, una volta terminata la tua attività di marketing arriva il momento di verificarne i risultati.

La piattaforma può aiutarti anche in questo: sempre utilizzando Plan e l’algoritmo CLV è possibile identificare la parte del target della campagna che da inattivo ha concluso un nuovo acquisto.

Per verificare quanti contatti hanno cambiato il cluster di appartenenza uscendo dalla categoria inattivi, crea un nuovo segmento in Plan costituito da una nuova regola di Insights personalizzata e, dopo aver selezionato l’Algoritmo uguale a CLV, imposta il cluster di spesa attuale diverso da inactive. Cliccando il + a destra, imposta poi il valore precedente uguale a inactive. In questo modo puoi ottenere il delta dei contatti che precedentemente risultavano inattivi, ma che grazie alla tua campagna sono tornati a essere attivi, e valutare in questo modo l’efficacia della tua attività di marketing.

Da questo punto in avanti tocca a te mantenere attivo il rapporto recuperato con i tuoi contatti.

Per maggiori informazioni riguardo il CLV consulta la guida di Data. Per dubbi o domande contatta il nostro Servizio Clienti.

Continua a leggere

Facci sentire la tua voce!

Il nostro grande desiderio è offrirti una piattaforma di customer engagement che sia il più possibile, e sempre di più, ritagliata realmente sulle tue esigenze. E da oggi tutto questo è ancora più facile.

Entra nella piattaforma e inizia a inserire tutti i tuoi suggerimenti e condividerli con noi e con la comunità di utenti della Contactlab Marketing Cloud.

Accedendo alla dashboard, puoi infatti inserire tutte le idee che hai già o che ti verranno in mente, per portare la piattaforma Contactlab più vicino al tuo business.

Gli obiettivi che raggiungeremo in questo modo sono almeno due: se da un lato potremo così mettere in campo più voci per migliorare la tua esperienza utente nell’uso della piattaforma stessa, dall’altro potremo realizzare nuove funzionalità che ti permetteranno di interagire con i tuoi contatti in modo più semplice, immediato ed efficace. E potrai costruire con loro, relazioni durature e di grande valore per entrambi.

Non perdere l’occasione, collegati alla Contactlab Marketing Cloud e inizia a raccontarci cosa ti piacerebbe. Per qualsiasi informazione, il Servizio Clienti è a disposizione.

Powered by user voice
Continua a leggere

Il modello RFM: quanto conosci i tuoi clienti?

Chi sono i miei clienti migliori? Chi non compra i miei prodotti da tanto tempo? Queste sono domande frequenti e che attanagliano molti brand presenti sul mercato, indipendentemente dalle dimensioni del loro business. I comportamenti dei clienti infatti variano nel tempo e le aziende possono compiere azioni di diverso tipo per cercare di coinvolgerli e ingaggiarli, ma la prerogativa deve essere una e di non poca importanza: conoscerli.

Ci sono infatti clienti che risultano particolarmente sensibili a sconti e promozioni, o altri che, dal momento che comprano regolarmente presso un determinato brand, vengono coinvolti anche solo dall’invio di una email di presentazione della nuova collezione. Ogni persona si comporta diversamente, ma questo non deve spaventare un’azienda perchè ci sono diversi modi per conoscere i propri clienti. Uno di questi è l’RFM.

RFM

Cos’è l’RFM?

L’acronimo RFM sta per Recency Frequency Monetary e rappresenta un algoritmo in grado di raggruppare i clienti di un brand in diversi cluster in base al loro comportamento d’acquisto, permettendo così di poterli conoscere meglio e di indirizzare loro comunicazioni e campagne di marketing mirate. Ma vediamo le tre voci più nel dettaglio:

  • Recency rappresenta l’intervallo di tempo intercorso dall’ultimo acquisto. Con questo parametro un brand può stabilire quali sono i clienti che hanno comprato nell’ultimo periodo e quelli invece che non effettuano acquisti da lungo tempo
  • Frequency indica la frequenza di acquisto. Ci sono clienti che si dimostrano affezionati a un brand e ne sono compratori assidui e regolari, e quelli invece occasionali
  • Monetary indica invece un valore economico legato al cliente. In poche parole è l’indicatore di quanto il cliente spende

Tutti questi dati relativi al singolo contatto sono molto preziosi perchè ci forniscono informazioni relative ai suoi comportamenti di acquisto.

L’output dell’algoritmo riporta i tre valori distinti degli indicatori poiché il peso da associare dipende dall’industry e dalla tipologia di mercato del brand. Un esempio molto semplice è quello relativo alla GDO dove la frequenza di acquisto e lo scontrino medio hanno valori molto diversi rispetto ad un brand del lusso.

Facciamo un esempio semplice: Paolo e Marco sono due clienti del brand Maison e tutti e due hanno effettuato un acquisto due giorni fa. Tuttavia Marco ha comprato un prodotto anche la settimana scorsa, Paolo non acquistava da quattro mesi. Risulta quindi abbastanza evidente che i due clienti non hanno lo stesso valore per il brand, ma soprattutto che devono essere coinvolti in due modalità totalmente diverse. Marco potrebbe essere infatti un cliente abituale, che compra di frequente presso Maison e quindi per lui potrebbe essere molto utile ricevere una comunicazione settimanale che lo informa dei nuovi arrivi e di eventuali sconti. Paolo invece è un cliente occasionale, che si collega a Maison solo in determinate circostanze. Per Paolo potrebbe quindi essere utile una comunicazione a pochi giorni dall’ultimo acquisto con uno sconto da utilizzare sulla spesa successiva. In questo modo, in caso di dubbio, potrebbe essere incentivato a scegliere Maison ancora una volta.

RFM

Ma come funziona l’RFM?

Il funzionamento è semplice; per ognuna delle metriche sopra citate viene assegnato un punteggio in una scala crescente da 1 a 5. Una volta assegnati i valori numerici legati all’RFM è possibile identificare dei cluster di divisione del target in modo molto dinamico. È infatti possibile generare incroci tra le voci di Recency Frequency e Monetary individuando per esempio coloro che spendono molto acquistando di frequente o coloro che hanno speso poco ma hanno comprato di recente combinando in vario modo i tre parametri parte dell’algoritmo.

I clienti con punteggi RFM più elevati sono i TOP spender per un brand in quanto rappresentano quelli più attivi, che acquistano con più frequenza, spendendo relativamente tanto. Su di essi varrà quindi la pena investire per costruire una relazione duratura nel tempo.

Alcuni esempi

L’applicabilità dell’RFM in ambito marketing è estremamente ampia e variegata in quanto, permettendo una migliore conoscenza della propria audience, rende possibile lo svolgimento di diverse attività di marketing e comunicazione costruite per rispondere all’esigenza specifica del cliente in un preciso momento.

  • Attività di re-engagement

Supponiamo di essere il brand Maison, dedicato alla vendita ecommerce di articoli di abbigliamento e di avere un cluster di clienti che in passato comprava molto di frequente e con un buon livello di spesa, ma che, nell’ultimo periodo, sembra totalmente disinteressato nei confronti del brand. Analizzando il loro comportamento nel tempo potrebbe aver senso organizzare una campagna marketing di re-engagement nei loro confronti, dove vengono per esempio comunicati loro sconti e prezzi speciali, invitandoli così a tornare a scegliere il brand come facevano in passato.

  • Prodotti correlati

La stessa tipologia di campagna non avrebbe però senso in caso di un cluster di clienti con un’elevata Recency e Monetary. In questo caso infatti si tratta di persone che hanno acquistato da poco tempo e, studi di mercato dimostrano che questo tipo di cliente è più propenso a comprare nel periodo subito successivo al primo acquisto. In questo caso potrebbe quindi aver senso un altro tipo di comunicazione, che vada a pubblicizzare, per esempio, prodotti correlati a quelli del primo acquisto.

RFM

  • Sconti e promozioni periodiche

E cosa potrebbe fare un brand nei confronti di un cliente che compra frequentemente e l’ultimo acquisto è molto recente? Essendo un cliente fedele al brand, che non acquista solo per i saldi, potrebbe essere interessato a ricevere comunicazioni frequenti da parte dell’azienda, per rimanere aggiornato sulla nuova collezione, eventi relativi al brand ed eventuali offerte o promozioni speciali solo per i clienti TOP.

Come visto quindi dagli esempi precedenti, ciascun cliente ha un comportamento diverso in quanto risultato di bisogni diversi e per un brand è fondamentale riuscire a comunicare con ciascuno nel modo più personale possibile.

L’RFM aiuta quindi il brand a conoscere meglio i propri clienti per costruire percorsi e messaggi personalizzati.

Per una visione più tecnica e analitica dell’RFM leggi l’approfodimento riguardo l’applicazione del modello RFM a dati reali.

Continua a leggere

Come si comporta il modello RFM applicato a dati reali?

Obiettivo

In questo documento vedremo come applicare il modello RFM a dati reali e verificarne insieme l’esito. Acronimo di Recency Frequency e Monetary, è uno dei più semplici ed efficaci modelli di clustering applicabili ai dati transazionali offline e online, per riconoscere pattern comportamentali di acquisto. L’obiettivo è quello di assegnare a ciascun cliente un voto per ciascuna variabile presa in esame.

Applicheremo tale modello a due dataset:

  • CDNOW ossia le transazioni di clienti sul sito web ecommerce di compact disc e prodotti musicali CDNOW. Maggiori informazioni qui.
  • DonorsChoose.org ossia un’organizzazione no-profit che permette di donare direttamente a progetti di scuole pubbliche. Maggiori informazioni qui.

I dati necesari per l’applicazione del modello sono:

  • ID cliente
  • Data Transazione
  • Totale Scontrino

Datasets Summary Statistics

A. CDNow

Di seguito alcune righe del set di dati a disposizione fornite da CDNow

dove cust indica il customer_iddate la data di transazione e sales il totale scontrino.

Alcune numeriche:

  • Numero di scontrini: 6919
  • Numero di clienti: 2357
  • Numero scontrini / numero clienti: 2.94
  • Data minima di transazione: 1997-01-0
  • Data massima di transazione: 1998-06-30
  • Valore medio di transazione: 35.28 $

Calcoliamo alcuni KPI per cliente in quanto siamo interessati a conoscere le loro abitudini di acquisto:

cd_today = max(cd_orders$date) 

cd_customers_stats <- cd_orders %>% 
  group_by(cust) %>%
  summarize(
    tot_orders = n(),
    first_date = min(date),
    last_date = max(date),
    total_amount = sum(sales),
    avg_amount = mean(sales)
  ) %>% mutate(
    T_since_first = as.numeric( difftime(cd_today, first_date, units = "days" ) ),
    T_since_last  = as.numeric( difftime(cd_today, last_date, units = "days" ) )
  )

dove tot_orders è il numero totale ordini, total_amount totale spesa, avg_amount spesa media, first/last_date prima e ultima data di acquisto, T_since_first/last il numero di giorni dal primo/ultimo acquisto (N.B. l’orizzonte temporale scelto – cd_today – corrisponde alla massima data disponibile tra nel set di dati).

Dalle statistiche di queste variabile possiamo vedere come metà popolazione abbia fatto soltanto un acquisto, la spesa media dei clienti si distribuisce attorno ad una media di circa 32$. Inoltre non ci sono stati nuovi clienti a partire dal 1997-03-25.

B. DonorsChoose.org

Di seguito alcune righe del set di dati a disposizione fornite da DonorsChoose

dove Donor ID indica il donatore, date la data di donazione e Donation Amount il totale donazione.

Di seguito alcune numeriche del dataset:

  • Numero di donazioni: 4687884
  • Numero di donatori: 2024554
  • Numero donazioni / numero donatori: ** 2.32 **
  • Data minima di donazione: 2012-10-08
  • Data massima di donazione: 2018-05-09
  • Valore medio di donazione: 60.67 $

Calcoliamo alcuni KPI per cliente in quanto siamo interessati a conoscere le loro abitudini in merito alle donazioni:

donation_today = max(donations$date)

donation_donors_stats <- donations %>%
                            group_by(`Donor ID`) %>%
                            summarize(
                              tot_donations = n(),
                              first_date = min(date),
                              last_date = max(date),
                              total_amount = sum(`Donation Amount`),
                              avg_amount = mean(`Donation Amount`)
                            ) %>% mutate(
                              T_since_first = as.numeric( difftime(donation_today, first_date, units = "days" ) ),
                              T_since_last  = as.numeric( difftime(donation_today, last_date, units = "days" ) )
                            )

dove tot_donations è il numero totale donazioni, total_amount totale donato, avg_amount donazione media, first/last_date prima e ultima data di donazione, T_since_first/last il numero di giorni dalla prima/ultima donazione (N.B. l’orizzonte temporale scelto – donation_today – corrisponde alla massima data disponibile tra i dati).

Dalle statistiche di queste variabile possiamo vedere come metà popolazione abbia fatto soltanto una donazione, la donazione media dei clienti si distribuisce attorno ad una media di circa 56$. Ci sono nuovi donatori anche alla fine della finestra temporale disponibile.

Analisi di esplorazione dei dati

In questa sezione metteremo a confronto i due dataset per vedere come si comporta l’RFM partendo da dati così estremamente diversi tra loro.

Andamenti Temporali

Clicca l’immagine qui sopra per navigare il grafico in modalità dinamica. 

CDNow

  • picco di transazioni nel primo trimestre del 1997 seguito da un andamento stazionario e infine decrescente

DonorsChoose

  • trend crescente con evidenti cicli stagionali
  • i minimi locali si trovano in prossimità del mese di giugno mentre i massimi in corrispondenza di agosto e dicembre
  • il picco a dicembre 2012 è dovuto alle poche ma generose donazioni iniziali

Distribuzione Clienti/Donatori

Per identificare alcuni pattern comportamentali possiamo esplorare le distribuzioni dei clienti/donatori su alcune variabili.
Alcune tra le variabili più importanti sono la Recenza dell’ultimo acquisto, la Frequenza e la Monetary ovvero la spesa totale.

Clicca l’immagine qui sopra per navigare il grafico in modalità dinamica. 

Assegnazione dei valori

A partire dalle distribuzioni dei clienti in Recenza, Frequenza e Monetary dobbiamo assegnare dei voti a ciascun cliente in base al comportamento su ciascuna variabile.

Per il calcolo dei voti procederemo utilizzando i quantili e supponiamo che la scala scelta dei voti sia da 1 a 5.

Di seguito la visualizzazione delle distribuzioni in Recency, Frequency e Monetary con i rispettivi quantili per entrambi i set di dati a disposizione:

Clicca l’immagine qui sopra per navigare il grafico in modalità dinamica. 

Dalla tabella precedente notiamo:

  • CDNow, nel caso della frequenza abbiamo primo e secondo quintile uguali
  • DonorsChoose, la frequenza ha primo, secondo e terzo quintile uguali

In questo caso non abbiamo a disposizione 4 valori distinti di quintili, ma abbiamo alcuni quintili coincidenti. Per procedere con l’assegnamento dei voti possiamo agire nel seguente modo:

  • cambiare la scala dei voti (es. voti nell’intervallo 1-3: dalla tabella precedente sappiamo che ci sono almeno 2 valori distinti di terzili disponibili per tutte le variabili)
  • non assegnare alcuni voti (es. nel caso della frequenza di CDNow potremmo scegliere di non assegnare il voto 5)

Nel seguito sceglieremo la seconda alternativa proposta. Per la prima opzione basta ricalcolare i quantili corrispondenti.

Per ciascun cliente, dobbiamo valutare in quale range si trova la sua Recenza, Frequenza e Monetary e assegnare il voto corrispondente. Partendo dal dataframe cd_customers_stats:

Basta confrontare il valore di Recenza, Frequenza e Monetary di ciascun cliente con le soglie trovate grazie ai quantili ed assegnare gli score di conseguenza:

# 
# cd_customers_stats$Recency_score <- with(cd_customers_stats, ifelse(T_since_last <= 152, 5, 
#                                                                     ifelse(T_since_last > 152 & T_since_last <= 442, 4,
#                                                                            ifelse(T_since_last > 442 & T_since_last <= 486, 3,
#                                                                                   ifelse(T_since_last > 486 & T_since_last <= 512, 2, 1)))))

cd_recency_threshold <- unique(cd_qnt_recency)
cd_customers_stats$Recency_score <- cut(cd_customers_stats$T_since_last, breaks = c(-Inf, unique(cd_recency_threshold), Inf), ordered_result = T)
cd_customers_stats$Recency_score <- as.integer(
  factor(
    cd_customers_stats$Recency_score_prova, levels = rev(levels(cd_customers_stats$Recency_score_prova))))
  
cd_frequency_threshold <- unique(cd_qnt_frequency)
cd_customers_stats$Frequency_score <- as.integer(cut(cd_customers_stats$tot_orders, breaks = c(-Inf, unique(cd_frequency_threshold), Inf),ordered_result = T) )

cd_monetary_threshold <- unique(cd_qnt_monetary)
cd_customers_stats$Monetary_score <- as.integer(cut(cd_customers_stats$total_amount, breaks = c(-Inf, unique(cd_monetary_threshold), Inf), ordered_result = T))

Allo stesso modo si calcolano gli score per Frequenza e Monetary.

Evoluzione temporale dei quantili

L’utilizzo dei quantili permette alle soglie scelte per ciascuna variabile di Recenza, Frequenza e Monetary, di adattarsi alla naturale evoluzione dei dati. Questo garantisce di avere delle definizioni dei cluster consistenti con i dati a disposizione.

Di seguito mostriamo il primo e quarto quintile per ciascuna variabile di Recenza, Frequenza e Monetary al variare del tempo.

Clicca l’immagine qui sopra per navigare il grafico in modalità dinamica. 

RFM cube

Calcolare gli score di Recenza, Frequenza e Monetary equivale ad aver mappato le tre variabili in un cubo di dimensioni pari alla scala di voti scelta.
Vediamo i due cubi RFM:

Clicca le immagini qui sopra per navigare i grafici in modalità dinamica. 

Clienti Top e a rischio abbandono

Ora che abbiamo visto insieme i risultati che possono emergere applicando il modello RFM a due dataset distinti e differenti fra loro, proviamo a capire quanto sia efficace il modello. In particolare quanto l’assunzione di selezionare i Top Customers o i clienti a rischio abbandono sia valida.

Selezioniamo ad esempio i Top Customers e assumiamo implicitamente che essi rimarranno tali anche in futuro. Come possiamo testare questa assunzione? Fissiamo un orizzonte temporale passato (calibrazione) per determinare il comportamento dei clienti assegnando loro gli score e un periodo futuro (test) nel quale andare a verificare se i Top Customers sono rimasti tali.

Nel caso CDNow possiamo selezionare i seguenti score per identificare i due pattern comportamentali di acquisto più importanti:

  • Top Customers: R = 4-5,F = 3-4, M = 4-5
  • Top Churned Customers: R = 1-2, F = 3-4, M = 4-5

I Churned Customers selezionatI sono i clienti che avevano speso nella fascia alta e frequentemente ma non lo fanno da tanto tempo (R = 1-2).

Nel caso DonorsChoose:

  • Top Customers: R = 4-5,F = 3, M = 4-5
  • Top Churned Customers: R = 1-2, F = 3, M = 4-5

Di seguito le numeriche ottenute:

Possiamo usare RFM come semplice modello di previsione?

In questa sezione vogliamo testare quanto efficace sia il modello RFM, in particolare vogliamo capire quanto l’assunzione di selezionare i top customers o i clienti a rischio abbandono sia valida.
Selezionando ad esempio i top customers, stiamo implicitamente assumendo che essi rimarranno tali anche in futuro.
Possiamo testare questa assunzione fissando un’orizzonte temporale passata che definisce un periodo passato nel quale determinare il comportamento dei clienti assegnando gli score ed un periodo “futuro” nel quale andare a verificare se i top customers sono rimasti tali.

I due dataset analizzati hanno un range temporale diverso e per tanto sceglieremo:

CDNow:

  • calibrazione: 1 anno
  • test: 6 mesi

 

DonorsChoose:

  • calibrazione: 4 anni
  • test: 2 anni

Di seguito gli andamenti temporali e il totale di spesa e donazione per mese, con riferimento all’orizzonte temporale scelto nei due casi. NOTA: i clienti e i donatori acquisti successivamente al riferimento temporale stabilito non sono presi in considerazione.

Clicca l’immagine qui sopra per navigare il grafico in modalità dinamica. 

Per misurare l’accuratezza delle assunzioni del RFM:

  • abbiamo ricalcolato gli score nel periodo di calibrazione
  • considerato soltanto i Top Customers e i Top Churned Customers definiti con le stesse regole espresse precedentemente
  • verificato per entrambe i comportamenti nel periodo futuro.

Nelle tabelle seguenti mostriamo i risultati dell’elaborazione.

Cosa emerge?

Consideriamo il caso CDNow:

  • il 65% dei Top Customers del periodo di calibrazione, hanno continuato ad acquistare anche nel periodo futuro
  • il 35% dei Top Customers del periodo di calibrazione, non hanno continuato ad acquistare anche nel periodo futuro
  • il 100% dei Top Churned Customers del periodo di calibrazione, erano effettivamente clienti che hanno abbandonato

Consideriamo il caso DonorsChoose:

  • il 57.6% dei Top Donors del periodo di calibrazione, hanno continuato a donare anche nel periodo futuro
  • il 42.4% dei Top Donors del periodo di calibrazione, non hanno continuato a donare anche nel periodo futuro
  • il 83.2% dei Top Churned Donors del periodo di calibrazione, erano effettivamente dontori che hanno abbandonato
  • il 16.8% dei Top Churned Donors del periodo di calibrazione, sono ritornati a donare nuovamente.

Abbiamo quindi testato le assunzioni implicite del modello RFM.

Cosa possiamo notare inoltre?

Per entrambi i dataset l’accuratezza risulta maggiore nel predire i Top Churned: la variabile Recenza risulta molto importante per entrambi i settori esplorati (Music, Donation). Inoltre i Top Spender di oggi non lo saranno anche in futuro. Circa il 40% dei Top Customers nel periodo di calibrazione, non ha fatto altri acquisti nel periodo futuro il che dimostra una limitazione se utilizzato come modello predittivo. Ricordiamo che in generale il 20% dei clienti Top Spender genera circa l’ 80% del fatturato, quindi assumere che i Top Customers rimarranno tali senza effettuare nessun tipo di strategia potrebbe risultare dannoso. Quanto detto convalida quindi l’obiettivo con cui nasce il modello RFM ossia clustering sui dati attuali. Quello che determina è una fotografia della base clienti oggi e dei cluster che vanno dai Top Customers ai Churned Customers.

Conclusioni

Abbiamo applicato il modello RFM (Recency, Frequency e Monetary) a due dataset, rispettivamente CDNow (settore musicale) e DonorsChoose.org (settore Donazioni). Il modello applicato permette di dare un voto al comportamento di acquisto/donazione dei clienti/donatori e pertanto di clusterizzare la base clienti. In particolare abbiamo mostrato una possibile definizione di Top Customers (ovvero clienti che spendono tanto, di recente e frequentemente) e Top Churned Customers (clienti che avevano un alto valore ma che probabilmente hanno abbandonato).

Grazie all’identificazione dei pattern comportamentali di acquisto è possibile applicare delle strategie di comunicazione ed engagement personalizzate per ciascun cluster. Ad esempio strategie di retention per i clienti a rischio abbandono, fidelizzazione per i clienti Top Spender, up-selling per i clienti che hanno una spesa medio-bassa e non mostrano ancora alta fidelizzazione (Es. Recenza = 3, Frequenza = 1-2, Monetary = 2-3), e così via.

Curioso di applicare il modello RFM al tuo business? In questo approfondimento potrai trovare qualche suggerimento.

Continua a leggere

Filtri antispam, spam words e come testare prima dell’invio – 3° Puntata

Il problema della posta indesiderata è molto diffuso e rappresenta uno degli incubi maggiori per chi comunica. Esistono tuttavia diverse tecniche anti-spam. In questo articolo ci concentreremo sui filtri antispam basati sul contenuto perché conoscerli può fornire importanti indicazioni in fase di creazione email, aiutando a prevenire potenziali problemi di filtraggio.

I filtri antispam: una panoramica

Molti filtri antispam si basano sull’analisi del contenuto di messaggi per capire se la costruzione della comunicazione, il messaggio o alcune immagini siano in realtà solo fonte di messaggi indesiderati.

Due dei più popolari filtri antispam basati sul contenuto sono SpamAssassin e CloudMark. Sono inseriti in modo automatico all’interno delle caselle di molti provider di posta e utilizzano approcci complementari tra loro, pertanto conoscerli entrambi risulta particolarmente rilevante.

deliverability

  • SpamAssassin

Utilizza una grande varietà di tecniche per estirpare la spam dalle caselle di posta, tra cui principalmente una combinazione di regole che cercano contenuto sospetto e altri segnali di spam.
Il processo prevede l’analisi di ogni messaggio ricevuto e l’assegnazione di un punteggio totale sulla base delle singole caratteristiche.
Generalmente sono considerati spam tutti i messaggi che risultano avere un punteggio totale uguale o superiore al valore “5”. Però, trattandosi di un software aperto e gratuito, ogni installazione può essere altamente personalizzata rendendo il filtraggio più lascivo (alzando la soglia sopra il 5) o più aggressivo (impostando un punteggio inferiore a 5).

Nota: è possibile verificare il punteggio SpamAssassin direttamente da Send, all’interno dello strumento di creazione email.

  • CloudMark

Cloudmark Inc è un’azienda privata che fornisce protezione contro la spam, virus, phishing e altre minacce legate ai messaggi email e mobile. Il servizio è implementato su oltre 1 miliardo di utenti dei più grandi ISP del mondo, proteggendo il 12% degli account email globali.
CloudMark utilizza la rete di caselle su cui è installato per creare delle impronte caratteristiche delle email di spam e determinare così messaggi simili, auto-adattandosi costantemente. In poche parole CloudMark divide ogni email in una serie di porzioni distintive (header, corpo, footer, testo, immagini, etc.) e sulla base delle segnalazioni degli utenti “impara e memorizza” quali elementi si ripetono nei messaggi di spam, come fossero una caratteristica di un messaggio non gradito.
Per questa ragione, non è raro che un messaggio inizialmente non considerato spam da CloudMark venga filtrato in corso d’opera se quella campagna è oggetto di spedizioni attraverso più speditori e liste inaffidabili.

Nota: il Team Deliverability di Contactlab ha degli strumenti per verificare eventuali filtraggi Cloudmark.

Come ridurre i rischi di filtraggio antispam agendo sul contenuto delle mail

  • Codice HTML pulito

Come per ogni lingua, l’HTML ha le proprie regole di grammatica, vocabolario e sintassi. Alcuni documenti HTML potrebbero quindi violare alcune regole o contenere semplicemente errori di battitura che potrebbero far finire la tua comunicazione nella posta indesiderata. Esistono quindi dei processi di verifica chiamati “validazione” per controllare che un documento segua le regole e possa essere definito valido. Un esempio tra tutti è validator.w3.org dove puoi controllare la qualità del tuo HTML.

deliverability

Ma la validazione può essere una vera sfida! Spesso infatti mostra molti falsi positivi e sarà quasi impossibile riuscire a far validare totalmente una email “moderna”, ma è comunque importante controllare i risultati del test per avere indizi su eventuali problemi del codice.

  • Bilanciamento testo immagini

Punta ad un buon equilibrio di testo e immagini in una modalità che abbia senso per il tuo business.
Nel corpo del messaggio, usa del testo in modo che la comunicazione sia chiara anche nel caso in cui le immagini non vengano mostrate.

Inoltre fai attenzione alle dimensioni e cerca di non superare mai i 20kb in quanto l’uso di immagini particolarmente pesanti senza nessun testo di supporto può far allarmare i filtri anti-Spam. Gli spammer tendono infatti ad utilizzare immagini grandi al posto del testo in modo che i programmi non siano capaci di leggerne il contenuto.

  • Non usare abbreviatori URL

Abbreviare il meno possibile URL con strumenti come bit.ly , tinyurl.com , etc. in quanto gli spammer ne hanno abusato per celare i loro link (spesso già blacklistati e pericolosi). Di conseguenza alcuni filtri anti-Spam hanno blacklistato i domini degli URL shortener e utilizzarli può mandare la tua email nella Junk folder!

  • Evitare di inserire link in chiaro nel testo

L’HTML permette di inserire link da qualunque testo a qualunque URL. I malintenzionati possono perciò nascondere link pericolosi sotto dei link apparentemente legittimi.
Inserisci link quindi solo verso testo e immagini “pure” e MAI indirizzi nella forma www.URL.com: dato che il tracciamento dei link (importante per il marketing) riscrive le tue URL, i filtri possono rilevare l’incoerenza tra link mostrato e link reale e «nel dubbio» filtrare le tue email legittime!

  • Disiscrizione presente e visibile

La possibilità di disiscrizione deve essere presente e ben visibile perché se gli utenti non possono disiscriversi (facilmente) finiranno per segnalare il tuo messaggio come Spam danneggiando gravemente la tua reputazione: meglio perdere un utente oggi che essere filtrato domani!

  • Versione testuale alternativa

Le email possono essere spedite in versione testuale, HTML o HTML con versione testuale alternativa. Un buon consiglio è usare sempre una versione testuale alternativa per ridurre i problemi con gli anti-Spam in quanto valutano positivamente una versione testuale alternativa perchè alcune app e client email non gestiscono l’HTML e alcune persone semplicemente lo preferiscono (e bloccano le email HTML). La  versione testuale dev’esser comunque quanto più coerente possibile rispetto alla versione HTML.

In Send è possibile auto-generare la versione TEXT con il click di un bottone.

deliverability

  • Le spam Words

In passato esistevano delle parole proibite, le cosiddette Spam Words, che andavano evitate per non finire in spam, oppure che gli stessi spammer aggiravano attraverso semplici stratagemmi e la parola “viagra” diventava “v1agra” aggirando così il filtro. Ironicamente, una email legittima con certe parole poteva finire automaticamente in spam e una email spazzatura poteva finire in inbox semplicemente mascherando le parole calde.

Fortunatamente i filtri anti-spam si sono evoluti e difficilmente sarà una singola parola a determinare il posizionamento nello spam folder. Questo non significa però che vadano usate: è possibile che l’uso di Spam Words possa ancora contribuire al peso totale del filtraggio.

Ma, per quanto ancora oggi sia importante evitare testo assimilabile alla SPAM, questo non è di certo sufficiente! I moderni Anti-Spam usano infatti dei Filtri Bayesiani per dedurre il valore di una email dal comportamento utente.

Il filtro bayesiano applica all’analisi delle email un teorema, espresso per l’appunto da Bayes, secondo il quale ogni evento cui è attribuita una probabilità è valutabile in base all’analisi degli eventi già verificatisi. Nel caso dell’analisi antispam, se in un numero n delle email analizzate in precedenza l’utente ha marcato come spam quelle che contenevano una determinata parola, il filtro ne dedurrà che la presenza di quella parola innalza la probabilità che le email seguenti contenenti quella parola siano a loro volta spam.

Per concludere diciamo quindi che dovresti:

  • concepire le tue email in modo da aumentare l’interazione
  • testare sempre le email prima di spedirle
  • monitorare le performance per dominio
  • seguire le best practice sul contenuto

Ma soprattutto.. usare il buon senso in ogni scelta relativa al copy o al design di una email. Mettiti nei panni di chi riceve e chiediti se quel messaggio è posta gradita o indesiderata.

E se ti servisse un aiuto professionale.. C’è sempre il Team Deliverability di Contactlab a tua disposizione!

Continua a leggere

Contactlab e Fresh Relevance insieme per creare comunicazioni e journey dai contenuti sempre più personalizzati sulle esigenze e aspettative del cliente

Nasce una nuova collaborazione fra Fresh Relevance e Contactlab che porta all’integrazione fra le due piattaforme con l’obiettivo di interagire in modo ancora più personalizzato con i clienti, offrendo costumer journey ritagliati sui loro bisogni reali.

Fresh Relevance è la piattaforma per la personalizzazione in real-time dei contenuti di comunicazioni email, mobile e web; Contactlab offre invece una piattaforma per l’engagement dei contatti basato sulla loro conoscenza approfondita.

L’integrazione tra i due permette, da un lato la creazione di profili unici completi di tutti i dati sui comportamenti in-store o sul web, le preferenze e le transazioni – online e offline – così da sapere tutto di loro, e dall’altro di raggiungerli con messaggi dai contenuti dinamici, aggiornati in tempo reale e automaticamente così da rispecchiare le attese di ogni contatto, coinvolgerli nel modo più efficace e dare vita al vero marketing personalizzato multicanale.

Collezionando una grande varietà di informazioni in un singolo punto arricchito quotidianamente –  registrando  i prodotti che consultati online, sul sito ecommerce, quelli cliccati, messi nel carrello senza concludere l’ordine o inseriti in wish list, gli oggetti comprati in-store, la risposta a seguito della ricezione di email – diventa reale la possibilità di creare relazioni dirette e personali, ad alto valore aggiunto per entrambe le parti, brand e clienti.

L’integrazione tra Fresh Relevance e la Contactlab Marketing Cloud è in grado di creare un binomio vincente che punta a:

  • personalizzare la customer experience utilizzando tutti i dati transazionali online e offiline
  • coinvolgere con comunicazioni personalizzate sia nei contenuti che per le tempistiche di invio
  • affiancare i clienti nella strada verso l’acquisto.

Fresh Relevance sarà sponsor della Contactlab Conference che avrà luogo in data 19 Giugno 2018. Vi aspettiamo numerosi!

Continua a leggere

La tecnologia è nulla senza un’anima: crea comunicazioni di successo per il digital marketing

Ora che abbiamo tutti i mezzi possibili, messi a disposizione dall’innovazione tecnologica, per comunicare in modo più efficace, la domanda che spontaneamente sorge in ognuno di noi è: che cosa diciamo? E soprattutto, come lo diciamo?

L’obiettivo principale di ogni comunicazione è quella di spingere il destinatario del nostro messaggio a compiere un’azione precisa (di solito acquistare il nostro prodotto). Bisogna essere pertinenti ma oltre a inviare il contenuto giusto, alla persona giusta, nel momento giusto, è fondamentate essere anche interessanti.

Il nostro messaggio deve essere così coinvolgente da attirare l’attenzione del nostro destinatario – che, ricordiamocelo, è inondato di messaggi pubblicitari di ogni tipo – spingerlo ad aprire la nostra email, leggere, cliccare e magari anche concludere il tutto con quell’azione che desideriamo tanto venga compiuta, qualunque essa sia.

Il content marketing insieme al copywriting decretano il successo di ogni progetto di comunicazione.

Un messaggio originale, creativo e personalizzato sarà sicuramente aperto e cliccato ma per essere efficace deve possedere queste caratteristiche:

  • Semplicità – essere diretti è una qualità fondamentale nel digital marketing. Più il nostro linguaggio sarà semplice, più velocemente sarà memorizzato dal destinatario.
  • Originalità – se il contenuto del nostro messaggio è mostrato in modo non convenzionale sicuramente invoglierà il destinatario a leggerlo.
  • Credibilità – una buona reputazione è alla base di ogni tipo di negoziazione. Non raccontare favole, ma raccontare la verità in modo avvincente.
  • Emozione – non basta vendere un prodotto, è necessario far provare l’emozione di possedere quel prodotto.
  • Storytelling – la narrazione ha un effetto più incisivo sulla memoria del consumatore, perché genera emozioni che aiutano a ricordare che cosa è stato presentato.

Nell’esempio riportato sotto, ritroviamo tutte le caratteristiche appena descritte. Si tratta di una comunicazione promozionale semplice e diretta, in cui non viene mostrato il prodotto ma un insight efficace e molto aderente al target.

digital marketing

Dal subject (che recita: “Nothing to wear? Solved Inside…”) alla Call to Action, l’intero messaggio è articolato in modo coerente e mai banale.

La newsletter dell’esempio seguente, invece, usa la tecnica epistolare per raccontare il prodotto, sostituendo la descrizione verbale con le immagini all’interno del testo. È un modo divertente, originale e accattivante per:

  1. Far leggere dall’inizio alla fine il contenuto della newsletter
  2. Aumentare la percentuale dei click (le immagini prodotto sono link)
  3. Presentare i prodotti (in questo caso scarpe) in modo non convenzionale ma pertinente con il senso della storia

digital marketing

Il contenuto di entrambi i messaggi non è un semplice abstract o rielaborazione di contenuti già esistenti ma un vero e proprio testo “copy”, elaborato partendo da un concetto e poi declinato con un tono di voce appropriato al brand e al target di riferimento.

L’ultimo esempio è una email di re-engagement di un brand di abbigliamento, che utilizza un tono di voce ironico e leggero per riattivare i contatti dormienti. L’alternanza dei due testi, quello in bianco che espone chiaramente il concetto del messaggio e quello in nero che commenta quanto appena dichiarato, crea un gioco curioso che coinvolge il lettore, portandolo gradualmente fino alle due “call to action” per decidere se cancellare o meno la propria iscrizione. Pensare a un concept-copy creativo è fondamentale in una mail di questo tipo, se leggo qualcosa che mi diverte e mi incuriosisce, va da sé che le probabilità di confermare la mia iscrizione saranno decisamente più alte.

digital marketing

Per comunicare in modo creativo, non basta però avere una buona idea. Bisogna prima approfondire la conoscenza del brand, del suo heritage e del suo target. Pensare a un concetto, condividerlo con art director e grafici e insieme creare un messaggio dove immagini e parole si fondono e completano a vicenda.

Abbiamo a disposizione la migliore tecnologia di sempre, ma per farla funzionare davvero bene e a nostro vantaggio abbiamo bisogno di contenuti interessanti, memorabili e ispirazionali.

Contactlab, non solo fornisce ai propri clienti tutti gli strumenti tecnologici di ultima generazione che permettono di creare email accattivanti in totale autonomia e senza specifiche competenze informatche, ma mette a disposizione anche le risorse creative necessarie per creare una comunicazione digitale di successo.

Per ulteriori informazioni consulta l’apposita sezione della guida di Contactsend o contatta il Servizio Clienti.

 

 

Continua a leggere

Sei sicuro che ai tuoi clienti interessino le tue email? Data ha la risposta per te!

Obiettivo

Le email sono ancora oggi uno dei mezzi di comunicazione più utilizzati dai brand per interagire con i propri clienti, effettivi e potenziali.

In questo approfondimento vedremo insieme come misurare il livello di engagement dei tuoi contatti e aiutarti a rispondere a domande come quali sono i contatti molto attivi sul canale email? Chi ha invece perso l’interesse? Ci sono contatti che si sono registrati da poco e non risultano attivi?

Descrizione dell’Algoritmo

Le email continuano a rappresentare un canale efficiente per comunicazioni di tipo push nei confronti dei contatti per interessarli e coinvolgerli.

Misurare quindi quanto i tuoi contatti risultano attivi sul canale email è fondamentale per i brand, per poter organizzare e nel caso rivedere, le proprie strategie di comunicazione e marketing.

Con questo fine, Contactlab propone l’Email Engagement Index che ti permette di rispondere a domande simili a quelle che ci siamo posti in precedenza, ma non solo.

Puoi infatti determinare quali siano i contatti che ti seguono di più via email, quali abbiano smesso di farlo, quali anche se appena registrati alla tua newsletter, non risultano interessati alle tue comunicazioni, e coloro che invece lo erano ma che, con il tempo, sembrano non esserlo più.

Email Engagement Index

Il risultato dell’elaborazione dell’algoritmo è molto semplice e immediato. Il profilo di ogni contatto è arricchito del KPI che rappresenta il livello di engagement in base alle sue azioni ogni volta che riceve una email dal tuo brand. Ossia:

  • Engaged: molta attività recentemente
  • Active New: registrati recentemente con attività
  • Interested: poca attività recentemente
  • Dormant: poca attività non recentemente
  • Disengaged: molta attività non recentemente
  • Inactive New: registrati recentemente senza attività
  • Inactive: nessuna attività
  • Off: non contattati recentemente

Come si calcola l’Email Engagement Index?

Contactlab propone due versione dell’Email Engagement Index. Quella dinamica di cui parleremo in un articolo futuro e quella statica oggetto invece del presente approfondimento.

Per il calcolo dell’algoritmo è necessario avere a disposizione i dati delle tue campagne email incluse le azioni compiute dei tuoi contatti a seguito della loro ricezione.

Nel dettaglio occorre prendere in considerazione per ciascun contatto:

  • totale email ricevute, aperte e cliccate
  • tempo trascorso dalla prima email ricevuta, dall’ultima e dall’ultima apertura o click
  • indice di attività che sintetizza il livello di attività email di aperture e click.

Inoltre è importante definire il significato di recentemente ovvero scegliere l’intervallo temporale entro cui una azione, come apertura o click, possa essere considerata recente.

Le soglie temporali sono stabilite in base a come ogni brand comunica via email. Aziende appartenenti a mercati diversi hanno infatti esigenze diverse di comunicare. Se per esempio nella GDO può avere senso promuovere settimanalmente sconti e offerte speciali, in un settore come il Fashion questo tipo di comunicazione può essere stagionale.

Ogni soglia è configurabile a seconda delle necessità puntuali del brand e si riassumono:

  • Contattato Recentemente
  • Registrato Recentemente
  • Attività
  • Recenza Attività

La combinazione tra le metriche prese in considerazione e le soglie definite determina il livello di Engagement di ciascun contatto sul canale email.

Proviamo con un esempio

Angela si è registrata alla tua newsletter direttamente sul sito 9 mesi fa. Da allora ha ricevuto 12 email, ne ha aperte 9 e cliccate solamente 3. Inoltre, l’ultima apertura risale a 3 mesi fa mentre l’ultima email inviata, a 7 giorni fa.

Email Engagement Index

Inoltre, in base al tuo settore e alla pianificazione delle tue campagne email, sono state definite le seguenti soglie:

  • Contattato Recentemente: negli ultimi 3 mesi
  • Registrato Recentemente: negli ultimi 2 mesi
  • Attività: 15%
  • Recenza Attività: ultimo mese

Angela è stata quindi contattata recentemente (7 giorni fa) ma la sua ultima azione risale a diverso tempo fa (3 mesi). Il suo livello è Disengaged: è stata molto attiva in passato ma ultimamente risulta inattiva sul canale email.

Come possiamo usare queste informazioni?

Grazie all’Email Engagement Index è possibile misurare il successo delle tue campagne email e capire il livello di interesse verso il tuo brand dei contatti raggiunti. In questo modo è possibile pianificare campagne sempre più sofisticate, segmentare la tua audience e differenziare le comunicazioni. Puoi creare journey di engagement, declinare strategie di riattivazione per quei contatti che erano molto attivi in passato e non lo sono più ora, e così via.

Scopri tutto su Data e sugli algoritmi che ti mette a disposizione oltre all’Email Engagement Index. Per maggiori informazioni contatta il nostro Servizio Clienti.

Non perderti inoltre il nostro Webinar per imaparare a consocere in modo più approfondito il mondo del digital enrichment e gli algoritmi disponibili in piattaforma.

webinar

Continua a leggere